MontichiariWeek – GardaWeek, Venerdì 15 giugno 2018
Santa Maria dei Fiori
Lavoro e raccoglimento, questi precetti die sei ventenni che hanno dato una seconda vita all’appezzamento di Angelo Piardi
Un «angolo di paradiso» alle porte della città
«Si tratta di una nuova dimensione dove uomo e natura finalmente possono coesistere e dove il lavoro ritrova la sua dignità, cosa che oggi è molto difficile»
Un vero e proprio angolo di paradiso appena fuori città. «Santa Maria dei Fiori» è proprio questo: un’oasi dove il tempo è scandito dai ritmi naturali e il lavoro è a misura d’uomo.
Luca Ricci, 25 anni, Francesca Cianciullo, 25 anni, Marcella Nodari, 26 anni, Cristina Limonta, 29 anni e i 23enni Francesco Cussino e Michal Pernica sono i giovanissimi che qui hanno trovato la propria casa e il proprio progetto di vita. Se si percorre la Strada Gaifama fino al civico 3 non ci si può non imbattere in un’insegna in legno che segnala l’ingresso alla cooperativa agricola che dal 2018 è in conversione biologica. Anno della fondazione vera e propria è il 2007, quando Angelo Piardi, oggi 70enne e agricoltore in pensione, decide di voler dare una seconda vita al suo appezzamento.
È così che i giovani hanno iniziato a interessarsi al suo progetto, che ora condividono fianco a fianco, giorno dopo giorno. Il nome scelto non è casuale: in ogni azione, pensiero e attività quotidiana non viene trascurata la componente religiosa, per cui sono previsti anche momenti di raccoglimento. «Non vogliamo essere incasellati in una religione intesa come manuale di regole rigide – hanno spiegato i ragazzi – Noi qui preghiamo in ogni momento e abbiamo fatto nostri i valori del Vangelo: mentre siamo al lavoro cantiamo, ci sosteniamo l’uno l’altro. L’amore per Dio e per la natura è in tutto ciò che facciamo». Anche da qui la scelta di convertirsi al biologico, che partirà ufficialmente a settembre. «Tutti noi siamo stati entusiasti di questo progetto e ci crediamo molto, si tratta di una nuova dimensione dove uomo e natura finalmente possono coesistere e dove il lavoro ritrova la sua dignità, cosa che oggi è molto difficile da mettere in pratica.
Qui nessuno ha “ordini” o compiti prestabiliti, preferiamo parlare di “sguardi”, sensibilità». Sfruttando una preziosa risorsa di acqua sorgiva nel 2007 è nato l’allevamento di trote iridee che oggi conta una quarantina di vasche, suddivise in base alla crescita del pesce: dalle uova si passa agli avannotti fino a trovare dei guizzanti esemplari adulti. Una volta sviluppate le trote vengono vendute ai laghetti di pesca o utilizzate in cucina per golose ricette. È possibile acquistare al dettaglio sia trote intere che filetti. Ma la cooperativa agricola si distingue anche per le colture cui si è dedicata.
«Qui coltiviamo la lavanda, da cui ricaviamo l’olio essenziale e l’idrolato, ma anche alcune sementi di origine antica come il grano senatore cappelli e il mais rosso di storo, che hanno una vocazione locale ma sono quasi del tutto abbandonati in zona». Ma non solo. Oltre all’orto da cui vengono ricavate frutta e verdura genuina anche una piantagione di «Paulonia» una pianta dal fusto slanciato molto ricercata per il suo legno pregiato. Non da ultimo la struttura prevede anche un piccolo agriturismo che conta in tutto 19 unità.
«Sono tantissimi i progetti che abbiamo in cantiere – hanno spiegato i giovani con entusiasmo – Vendita al dettaglio di alcuni prodotti come il nostro pesce ma anche di gallette di mais, patatine e farine e la realizzazione di una fattoria didattica. Siamo già al lavoro per riqualificare uno spazio che sarà tutto dedicato agli animali per poter invitare le scuole e i bambini a passare una giornata immersi nella nostra oasi». Intanto a fargli compagnia non manca una giovane mucca, Nuvola, ormai diventata mascotte di tutta la cooperativa.